Dall'Olanda al Sudafrica, l'avventura 100% elettrica con Škoda Enyaq iV
Dimostrare le possibilità dell'elettrico in un viaggio all'avventura attraverso l’Africa, ricaricando Škoda Enyaq iV principalmente con i pannelli solari: è l’impresa che stanno vivendo Renske Cox e Maarten van Pel.
Renske Cox e Maarten van Pel sono una coppia di appassionati di viaggi avventurosi, tanto da decidere di affrontare per la prima volta una spedizione in Africa a bordo di una Škoda Enyaq iV: “Volevamo provare un modo di viaggiare sostenibile, ispirando anche gli altri in tal senso per quanto riguarda gli spostamenti. La sostenibilità è considerata spesso come qualcosa di doveroso, non divertente e difficile da mettere in pratica. Vogliamo tentare di cambiare questo approccio, rendendolo divertente e accessibile per più persone. Abbiamo scelto Škoda Enyaq iV perché è un’auto perfetta per le famiglie, accessibile, ma è anche efficiente e abbastanza grande per contenere tutte le attrezzature necessarie per la nostra avventura” racconta Renske.
Dalla teoria alla pratica
L'auto è stata allestita appositamente per questa spedizione da un'organizzazione non governativa senza scopo di lucro (non c'è stata alcuna forma di profitto) e la spedizione stessa è stata supportata da una trentina di aziende partner. L'idea è nata pensando di fare il giro del mondo in modo sostenibile, escludendo l’utilizzo di aerei per ridurre la carbon footprint. Dopo una prima esperienza a bordo di un'auto elettrica, la scelta è stata immediata. “Abbiamo iniziato a studiare i dettagli con una spinta positiva che è arrivata da amici e parenti. Visto che volevamo essere autosufficienti, è nata l'idea di ricaricare l’auto con l'energia solare. Abbiamo calcolato che, per guidare in Africa per un anno, avremmo avuto bisogno di un picco energetico di 10 kW per la ricarica. Le successive valutazioni hanno riguardato lo spazio necessario dentro e fuori dall'auto, con la tenda sul tetto” aggiunge Maarten.
Verso la spedizione
L’aspetto più complicato è stato trovare i partner per supportare la spedizione. Poche aziende credevano in questa impresa, così Renske e Maarten hanno deciso di acquistare personalmente Škoda Enyaq iV 80. A questo punto, la concessionaria olandese Van den Brug e Campwerk è diventato il primo sponsor della spedizione, fornendo la tenda per il tetto. A poco a poco si sono fatti avanti altri partner: Venema E-mobility ha messo a disposizione 60 mq di pannelli solari e Tilbox il box per il tetto, che fa da contenitore ai 60 mq di pannelli solari. “Dopo che il nostro partner principale Geelen Counterflow si è unito alla spedizione, abbiamo iniziato a ricostruire l'auto: quasi tutto quello che c'era nella parte posteriore andava rimosso. Poi abbiamo installato ammortizzatori su misura Cobra Suspension, necessari per sollevare l'auto e sopportare l'aggravio di peso. Mito Solar ha dotato il tetto di pannelli solari per alimentare il frigorifero e caricare una batteria aggiuntiva che alimenta il fornello a induzione” ricorda Renske.
Il sistema di ricarica
Dopo l'installazione del serbatoio dell'acqua da 50 litri con una doccia semplice ma funzionale, l'auto era quasi pronta. Mancavano ancora gomme adatte allo scopo e la scelta è caduta su pneumatici tuttoterreno, anche se hanno comportato una riduzione complessiva dell'autonomia del 15%”. Ciò che rende davvero unico questo esemplare di Škoda Enyaq iV è però il sistema di ricarica: “Ricarichiamo l'auto tramite la sua presa CCS perché i nostri pannelli solari producono elettricità in corrente continua. Di solito nei sistemi off-grid ci sono vari passaggi di conversione che però comportano dispersione energetica. Il nostro convertitore, invece, converte l'energia CC dei pannelli solari nella tensione CC di cui l'auto ha bisogno a seconda dello stato di carica e quindi carica la batteria tramite il protocollo CCS senza usare una batteria aggiuntiva. E ciò significa che, oltre ad avere meno perdite di energia, che normalmente si traducono nel riscaldamento dei componenti, abbiamo bisogno di molte meno apparecchiature” aggiunge Renske.
Come cambia la ricarica
Naturalmente la ricarica dipende da molteplici fattori, per esempio la presenza di nuvole, l'inclinazione dei pannelli stessi o la temperatura esterna. “Nel nostro caso usare una presa a muro non è sempre una buona soluzione, perché non sono progettate per fornire un'elevata potenza per oltre dodici ore. Due volte ne abbiamo fusa una anche se stavamo caricando solo a 2 kW; dopo queste esperienze abbiamo sempre preferito collegare i cavi della presa a muro direttamente a quelli della nostra unità di ricarica, così il collegamento è più diretto. I cavi di solito sono piuttosto spessi, quindi affidabili, perché in Africa ci sono condizionatori ovunque, ma le interruzioni di corrente sono frequenti e non è sempre facile spiegare la nostra necessità di energia che supera anche le 24 ore di collegamento” riprende Renske.
Guidare o ricaricare
Renske e Maarten normalmente alternano un giorno di ricarica e uno di guida. La mattina stendono i pannelli solari in un campo e li collegano all'unità di ricarica. Quando il sole è abbastanza forte, iniziano a ricaricare con una potenza di 1,5 kW, per poi arrivare gradualmente fino ai 4 kW di metà mattinata e agli 8,5 kW del mezzogiorno. Con il cielo sereno, questa potenza rimane costante fino a circa le 17, quando inizia a scendere sotto 1 kW. Quello è il momento per concludere la ricarica e riporre tutto in auto, operazione che richiede circa 15 minuti. Le giornate di guida, invece, sono tutte tappe di avvicinamento verso la meta del Sud Africa: “Enyaq iV funziona benissimo, abbiamo qualche danno al sottoscocca e qualche ammaccatura, ma senza alcuna influenza sulla guida. Non è una fuoristrada ma se l'è cavata anche su strade davvero brutte: in generale le strade sono sterrate o asfaltate, ma è pieno di buche. Quando il fondo diventa brutto sul serio bisogna guidare molto lentamente e ci si stupisce del comportamento delle gomme all-terrain” specifica Maarten.
Vantaggi e svantaggi
“Siamo rimasti bloccati due volte andando fuori strada. In un’occasione eravamo preparati al rischio, ma volevamo correrlo sia per capire i limiti dell'auto, sia per imparare a cavarcela. La cosa interessante è che in generale, rispetto a chi usa le auto a combustione percorrendo lo stesso tragitto, abbiamo avuto molti meno problemi e non abbiamo dovuto cambiare l'olio a mesi alterni; è vero che spesso si utilizzano auto usate e la nostra è nuova, ma è altrettanto vero che un'auto elettrica condivide solo il 10% della meccanica con una tradizionale ed è come un computer” sottolinea Maarten. Questo vuol dire non dover portare con sé pezzi di ricambio e poter controllare i guasti attraverso il software, che può anche essere consultato da remoto. Il rovescio della medaglia è che le auto elettriche non sono ancora molto conosciute in Africa: lo scenario peggiore è che un meccanico potrebbe dover arrivare in aereo per riparare qualcosa.
Il caldo e le frontiere
Attualmente Renske e Maarten hanno superato la Nigeria e sono diretti a sud, in attesa di attraversare tutti i paesi costieri dell'Africa occidentale, con l'obiettivo di arrivare in Sud Africa a luglio. “Non sappiamo quando torneremo a casa, ma pensiamo che complessivamente il viaggio durerà circa un anno e mezzo. Raggiunto il Sud Africa torneremo indietro lungo la costa orientale dell'Africa. Finora non abbiamo avuto particolari problemi, una delle sfide è sopportare il caldo africano a cui non siamo abituati: circa 37 °C con umidità altissima. Ma la cosa più impegnativa in assoluto è ottenere i visti per tutti i paesi che attraversiamo. Ogni paese è organizzato in modo diverso e ogni procedura richiede molto tempo. La Nigeria, per esempio, non è aperta ai turisti, ci siamo dovuti preparare per settimane e al confine abbiamo comunque atteso 16 ore” spiega Renske, che poi conclude raccontando che quello che le piace di più è mostrare alla gente del posto la possibilità di percorrere lunghe distanze utilizzando principalmente l'energia solare. “L'altro giorno siamo stati fermati da un poliziotto in Nigeria. Quando gli abbiamo detto che era un'auto elettrica, è rimasto a bocca aperta. Possiamo davvero mostrare il potenziale per il futuro e le persone qui lo adorano” conclude Renske. La spedizione di Renske Cox e Maarten van Pel si può seguire su 4x4electric.com
Fonte: ŠKODA
VGI | U.O. Responsabile: VP | Data di creazione: data dell’articolo | Classe 9.1