Mobilità nuova e comportamenti vecchi. Una sfida da vincere
Come viene percepito il cambiamento della mobilità nelle aree urbane e che cosa si può fare per convincere gli abitanti ad avere comportamenti più responsabili riguardo alle forme alternative di trasporto? Ce ne parla Christian Hoffmann, Professore di Psicologia all'Università HMKW di Berlino.
La società contemporanea sta affrontando diversi cambiamenti. Da un lato c'è il tema della continua crescita dei centri urbani, un processo iniziato nel Medioevo e mai arrestatosi. Città progettate per circolare a cavallo, a piedi o in bicicletta sono colme di veicoli che impattano sulla qualità dell'aria e sull'infrastruttura dei trasporti, senza contare lo spazio di cui hanno bisogno per muoversi e per essere parcheggiati. Un contesto per cui in molte grandi città europee la mobilità privata sta diventando sempre più problematica.
Dall'altro lato però, l'evoluzione della digitalizzazione permette di aumentare rapidamente le possibilità di organizzare la mobilità in maniera intelligente, con piattaforme basate sull'interazione con gli smartphone in tempo reale e sulle richieste on-demand. Inoltre, la mobilità elettrica diventa sempre più funzionale e adatta al mercato, sia riguardo alle caratteristiche dei prodotti disponibili che alla rete di ricarica.
Nuove generazioni
In questo scenario l'auto di proprietà mantiene ancora una sua importanza, soprattutto per le generazioni più anziane, per cui era e continua a essere un simbolo di indipendenza e libertà. Queste persone non cambieranno la loro visione rapidamente, ma per i più giovani è tutto diverso, come dimostrano i dati relativi alle nuove patenti in calo o al minore desiderio di possedere un'auto. Molte persone appartenenti alle nuove generazioni vivono la proprietà dell'auto più come un problema da gestire e un costo da sostenere che come un vantaggio. A Berlino e a Londra, quasi la metà della popolazione non possiede un'automobile: questo non vuol dire che non la usa, ma che lo fa in altri modi come per esempio con servizi di car sharing.
Fornire alternative
Ad ogni modo non si può prescindere dalle infrastrutture. È difficile abbandonare l'auto di proprietà se non ci sono alternative, soprattutto nelle aree extra-urbane o nelle campagne, dove il trasporto pubblico è limitato e i servizi di car sharing non esistono. Bisogna creare opportunità che siano interessanti per le persone e che forniscano un vantaggio, non solo un'alternativa. E questa deve avere una soglia di accesso semplice, sia in termini di costi che di complessità d'uso. Poi c'è bisogno di visibilità nelle aree pubbliche e nelle strade, per far capire che una mobilità diversa è possibile. Infine è importante la disponibilità, perché le persone vogliono poter andare ovunque e a qualsiasi ora e associano questa possibilità con l'auto di proprietà.
Iniziative su larga scala
Il cambiamento ha bisogno di un approccio sistematico e su larga scala, non di piccole iniziative. Bisogna trasformare il sistema dei trasporti alla radice e fare una conseguente pianificazione degli spazi, per esempio ampliando significativamente e visibilmente l’infrastruttura per la condivisione di auto o bici. Le persone dovrebbero chiedersi “Perché è meglio andare a piedi o in bici?” e trovare una risposta convincente. Infine non può mancare il supporto politico. Le tasse e i divieti relativi all'inquinamento, se non supportati da decisioni che promuovano un'alternativa, sono solo misure restrittive che i cittadini difficilmente accetteranno in maniera diffusa.
Fonte: MOIA