E-mobility: le infrastrutture di ricarica in Italia
In meno di 5 mesi, tra settembre 2019 e gennaio 2020, nel nostro Paese il numero totale di punti di ricarica ad accesso pubblico è passato da 10.647 a 13.721 (+29%). Una crescita importante, ma la metà rimane concentrata in cinque regioni.
La crescita della mobilità elettrica è legata a doppio filo con quella della rete delle infrastrutture di ricarica. Se da un lato le auto diventano sempre più economiche e aumentano la loro autonomia, dall'altro è importante che sul territorio sia presente un numero adeguato di stazioni di ricarica, per consentire anche gli spostamenti più lunghi con facilità e per fornire elettricità a chi non dispone di uno spazio privato per ricaricare il proprio veicolo, come un garage o un parcheggio condominiale.
Lo scenario italiano sta migliorando rapidamente e il numero delle infrastrutture di ricarica è in crescita. Secondo le ultime rilevazioni di MOTUS-E, associazione che lavora per favorire la transizione verso l’e-mobility nel nostro Paese, in Italia a gennaio erano presenti 13.721 punti di ricarica, distribuiti in 7.203 stazioni accessibili al pubblico.
Stazioni di ricarica e punti di ricarica
La stazione di ricarica è l’infrastruttura in cui sono installati uno o più punti di ricarica; una singola stazione, dunque, può essere in grado di ricaricare anche più di un veicolo contemporaneamente. Ogni singolo punto di ricarica può essere a potenza standard, cioè con una capacità di trasmettere fino a 22 kW di elettricità (in corrente alternata o continua), oppure a potenza elevata (solo in corrente continua), cioè oltre i 22 kW. Quest'ultima tipologia si divide a sua volta in “veloce”, cioè da 22 a 50 kW, e in “ultra-veloce”, cioè oltre i 50 kW.
Di tutti i punti di ricarica pubblici presenti in Italia, il 73% si trova in aree senza alcuna limitazione di accesso e il restante 27% in spazi privati a uso pubblico, come supermercati e centri commerciali. Rispetto alle rilevazioni di settembre 2019 c'è stata una crescita media del 33%, con un aumento di 1.957 stazioni e l'attivazione di 3.074 nuovi punti di ricarica.
Manca omogeneità
Considerato il totale dei punti di ricarica, il 71% ha una potenza di erogazione compresa tra i 21 e i 43 kW, il 23% sotto i 3,7 kW, il 3% tra i 3,7 e i 7,4 kW e un altro 3% tra i 44 e i 100 kW. In altre parole, i punti di ricarica ad alta potenza sono pochi, rispetto alla grande maggioranza che è ancora del tipo "quick".
La rete di ricarica italiana, poi, non è omogenea, visto che gli ultimi dati confermano una crescita mediamente molto superiore dell’infrastruttura in cinque regioni del Centro-Nord (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige e Veneto) che complessivamente contano la metà di tutte le stazioni presenti in Italia.
In testa c'è la Lombardia, che con 2.467 punti di ricarica copre da sola il 18% sul totale nazionale, seguita nell’ordine da Toscana (1.420), Piemonte (1.330), Emilia-Romagna (1.311), Lazio (1.179) e Veneto (1.130). Proseguendo, ma a netta distanza, troviamo la Sicilia (650), poi Trentino-Alto Adige (630) e Puglia (617).
Le autostrade
Il rapporto Motus-E evidenzia anche come la diffusione delle infrastrutture nelle aree di servizio e lungo le autostrade sia ancora molto limitata.
In questo ambito, prosegue il progetto promosso da Ionity, che dovrebbe portare all’installazione lungo le autostrade del nostro Paese di 20 nuove stazioni ad alta potenza (High Power Chargers a 350kW) entro il 2020, con l’obiettivo a lungo termine di arrivare a quota 50-60.
Il piano ASPI
Autostrade per l'Italia ha presentato di recente il “Piano di trasformazione al 2023”, che prevede la creazione di una rete di ricarica in autostrada con punti ad altissima potenza, così da poter ricaricare un veicolo elettrico nello stesso tempo in cui si rifornisce un’auto tradizionale.
La prima fase prevede l’installazione di stazioni di ricarica ultra-veloci da 350 kW, con 4-6 postazioni in 67 aree di servizio, ossia nel 31% delle stazioni di rifornimento presenti sulla rete ASPI, così da avere dei punti di ricarica in media ogni 90 km. La seconda fase prevede l'apertura al mercato per coprire il rimanente 69% delle aree di servizio e raggiungere una copertura totale della rete autostradale.
Fonte: MOTUS-E