OPC UA: un linguaggio comune per la produzione
Più efficienza, più flessibilità, costi contenuti: lo standard OPC UA fa dialogare le macchine ed è uno degli elementi chiave in ottica industria 4.0.
Ricordate com’era lavorare con i computer di una volta? Solo per collegare un mouse bisognava individuare la porta giusta, poi trovare e installare i driver, perdendo un sacco di tempo e incontrando spesso vari problemi. La svolta è arrivata con l’introduzione della tecnologia “plug-and-play”, che consente di attivare dispositivi senza procedure di configurazione.
Quella del mouse da attaccare al pc è un’immagine efficace per provare a spiegare la complessità dei processi industriali, compresi quelli interni al Gruppo Volkswagen: è come avere migliaia di mouse da far dialogare con un pc, modificando le loro impostazioni, adattandoli al sistema globale - e mantenendo allo stesso tempo un elevato ritmo di produzione, senza dimenticare il coordinamento della logistica fino al più piccolo dettaglio. Lo scenario è proprio questo, in effetti, perché in ogni stabilimento si utilizzano macchinari, software e interfacce diversi; così in ogni impianto bisogna attuare continue regolazioni per far funzionare tutto al meglio.
Semplificare le comunicazioni, unificare gli standard
La soluzione c’è, e ha un nome: OPC UA, che sta per Open Platform Communications Unified Architecture. Si tratta di un protocollo aperto di comunicazione macchina-macchina per l’automazione industriale, che consente uno scambio agevole tra… robot! Semplificando, una sorta di “plug-and-play” per l’industria.
“Oggi in tutto il mondo si utilizzano fino a 12 linguaggi macchina, e ciò non rende certo facile creare una rete globale” spiega Michael Schweiger, Account & Demand Manager Volkswagen, ovvero uno degli specialisti che si occupano dell’OPC UA: un team di circa 30 persone lavora su questo progetto per tutti i brand del Gruppo Volkswagen. “Ci sono ancora dati catalogati in modo troppo diverso, protocolli di comunicazione diversificati e tecnologie che non ‘parlano’ tra loro. L'obiettivo è semplificare tutto questo”. Grazie all’OPC UA, tutti i robot possono comunicare tra di loro – è quindi uno dei passaggi chiave per l'industria 4.0.
Maggiore efficienza, più flessibilità
Solo nello stabilimento di Wolfsburg si utilizzano oltre 5.000 robot e diverse migliaia di sistemi di controllo. Considerando che le sedi in cui è presente il Gruppo Volkswagen sono 122, riuscire a metterli tutti in comunicazione sarebbe evidentemente un grandissimo vantaggio in termini di efficienza e flessibilità, con costi di attivazione e installazione contenuti. E non sarebbe più necessario gestire e aggiornare costantemente 12 linguaggi macchina: ne basterebbe uno solo.
Lo standard OPC UA sarà introdotto in alcuni impianti entro il 2022 e in questo modo non sarà più necessario riconfigurare sempre ciascun elemento. Un nuovo robot potrà quindi essere collegato alla produzione senza dover essere prima programmato. Il passo successivo sarà inserire nella rete anche fornitori e partner, mentre nel lungo termine è pianificata la creazione di un’infrastruttura industriale digitale globale, che includerà anche il Volkswagen Industrial Cloud.
OPC UA: un elemento chiave per l'industria 4.0
La parola d’ordine è interoperabilità, la missione “agevolare l’interconnessione tra macchine e servizi di aziende diverse” spiega Stefan Hoppe, Presidente della OPC Foundation, consorzio industriale di cui fa parte anche il Gruppo Volkswagen.
Oggi quando arriva un nuovo macchinario sulla linea di produzione, c'è una terza società che lo programma e lo integra nel sistema, impiegando anche una settimana. Con l’OPC UA la stessa operazione si può fare in 10 minuti: ecco perché è uno standard fondamentale per lo sviluppo dell'industria 4.0.
Fonte: Volkswagen AG