I segreti della progettazione digitale di un’auto
All'Audi Design Center di Ingolstadt i nuovi modelli vengono sviluppati combinando tecnologie avanzate, come realtà virtuale e potenti computer, e strumenti tradizionali come… il clay. Ecco come è nata la nuova A1 Sportback.
Il team dell’Audi Design Center? Progettisti CAD, operatori specializzati che modellano il clay (il materiale plastico industriale con cui si realizzano i “manichini”) e, ovviamente, molti designer. “Per finalizzare il design un modello di serie ci vogliono circa 4 anni e mezzo” spiega Markus Gleitz, Responsabile per Design degli Esterni e CAD. “Ci sono fasi ben distinte: all’inizio lavoriamo insieme al reparto che si occupa del pre-sviluppo tecnico e con loro definiamo le caratteristiche tecniche della vettura, come l'altezza o il passo”.
La fase delle tre “C”
Una volta stabilite queste misure, i designer possono lasciare spazio alla loro creatività e realizzare i primi bozzetti, su carta oppure su tablet. A questo punto inizia la fase del design digitale, anche detta delle “tre C”: CAD, Concept e Clay. I progettisti CAD trasformano i bozzetti in un modello virtuale, fatto di dati che vengono visualizzati realisticamente sul Powerwall, un grande schermo a LED. Partendo da questi dati, poi, una macchina per la fresatura crea la sagoma in clay, dando così vita a una copia tangibile del modello. Il modo ideale per “toccare con mano” la digitalizzazione.
Il Powerwall
Il Powerwall viene utilizzato per valutare i dati della vettura in scala 1:1. I designer hanno la possibilità di controllare come ogni minimo cambiamento si rifletta sul modello digitale, grazie all'elevatissima potenza di calcolo dei computer utilizzati. La modifica di un singolo componente o una variazione in termini di proporzioni può essere visualizzata sul Powerwall in brevissimo tempo. Ciò significa che, rispetto a quanto accadeva in passato, eventuali discrepanze possono essere rilevate prima di realizzare il modello in clay.
Il modello virtuale
Il software che crea il modello virtuale utilizza il cosiddetto “ray tracing”, una tecnica basata sul calcolo vettoriale che è in grado di riprodurre effetti naturali come luci, ombre o riflessi calcolati anche in base alla quantità di luce caratteristica di una determinata ora del giorno. La potenza di calcolo impiegata è pari a quella di circa 4.300 computer portatili ed è possibile anche creare filmati dinamici che vedono l'auto muoversi in scenari predefinito, per esempio sulle strade di Barcellona alle sette di sera.
L’importanza della manualità
Ma, anche se il Powerwall restituisce un'impressione decisamente realistica dell'auto, nulla può sostituire l'occhio umano e le sensazioni che si hanno osservando la vettura dal vivo. Grazie a un confronto costante tra il modello visualizzato sul Powerwall e quello modellato con il clay, le modifiche apportate nel CAD vengono trasferite in brevissimo tempo sul manichino. Prima che la macchina modellatrice lavori sui nuovi dettagli, però, va applicato manualmente del clay fresco.
La realtà virtuale
I designer Audi hanno a disposizione anche gli occhiali per la realtà virtuale, che vengono utilizzati per valutare l'auto in una simulazione realistica. Strumenti come questi saranno sempre più impiegati nei prossimi anni, con numerosi vantaggi per quanto riguarda l’efficienza. Uno su tutti, la possibilità di lavorare contemporaneamente: grazie a questa tecnologia, infatti, più utenti possono accedere allo stesso scenario nello stesso momento e interagire al suo interno attraverso un avatar. Ciò significa poter organizzare riunioni nello studio virtuale con persone che si trovano in Continenti diversi, per esempio negli uffici di Ingolstadt, Pechino e Los Angeles. E il modello virtuale dell'auto potrà anche essere “toccato”, grazie agli speciali guanti a responso tattile, in grado di tradurre i dati virtuali in sensazioni reali.
Fonte: AUDI Blog